Nei giorni della fiera di san Giuseppe la zona dell’ex deposito ferroviario diventa, da qualche anno a questa parte, un favoloso laboratorio di accoglienza, scambio culturale, creatività e politica, nel senso alto del termine. E’ solo la punta dell’iceberg della grande ricchezza di iniziative ed attività che vengono realizzate durante tutto l’arco dell’anno da un tessuto associativo molto vario ed intraprendente. Sono gruppi di persone che operano nel campo delle arti , della musica, della solidarietà e dell’integrazione dei migranti, sono comunità immigrate, artisti e artigiani, teatranti, ultrà, scrittori, fotografi, videomakers, esperti di informatica, sono gruppi di acquisto solidale che promuovono al sabato mattina il mercatino del biologico. Con gli occhiali del tecnico che ha approfondito l’approccio delle politiche europee nel campo della creatività giovanile ed ha potuto verificare come queste politiche vengono realizzate nei contesti e nelle città più evolute dell’Unione, posso ben dire che il contesto che si è creato nell’area dell’ex deposito rappresenta ciò che non solo qualche “alternativo” spocchioso, ma le massime istituzioni europee considerano una grande ricchezza sociale. Un humus fertile. L’approccio dell’Unione Europea, non è certamente mosso da mecenatismo, infatti la tutela e la promozione della creatività non è motivata dal rispetto di ciò che giusto e di ciò che è bello. E’ un approccio strategico finalizzato alla competitività ed alla crescita economica nella direzione della cosiddetta economia della conoscenza prevista nel Trattato di Lisbona. I cervelloni di Bruxelles hanno verificato attraverso studi e rilevazioni approfondite che esiste una relazione diretta fra tessuto creativo e vitalità economica. Semplificando all’estremo si può dire che i luoghi della creatività sono luoghi privilegiati nei quali attraverso attività non economiche, si veicolano conoscenze, capacità ed informazioni che hanno nell’”economia della conoscenza”, una valenza rilevantissima come fattori produttivi ed elementi di forza delle economie locali. Per fare un piccolo e parziale esempio che ho potuto verificare personalmente nel corso degli anni, posso dire che nei primi anni del Gramna i ragazzi imparavano a usare Internet quando ancora Internet non esisteva. Si chiamava European Counter Network, e tra coloro i quali hanno acquisito dimestichezza con quello strumento in quel contesto, molti hanno in seguito intrapreso strade lavorative e iniziative imprenditoriali strettamente collegate a quell’esperienza. Percorsi di vita e professionali di cui la nostra città si è arricchita profondamente, da un punto di vista sociale, culturale e certamente anche economico. Il problema, come spesso avviene, è che la declinazione calabrese delle politiche tende a smarrire il senso e la logica di ciò che viene scritto (a volte anche molto bene, come nel caso del POR Calabria) nei documenti di programmazione, per passare a realizzazioni il cui unico rilievo strategico è costituito dalla volontà di alimentare clientele e interessi particolari, primo fra tutti quello dell’edilizia. Tornando all’area dell’ex deposito ferroviario, il trionfale quanto elettoralistico annuncio della costruzione di un mega auditorium in quella zona mi lascia profondamente perplesso per una serie di motivi. Innanzitutto l’abbondanza di strutture dove realizzare eventi e spettacoli musicali nella nostra città. C’è il rendano, il Morelli, l’italia, l’Auditorium del Liceo Classico (solo per citare i più capienti), e tanti luoghi per manifestazioni all’aperto. Considerando la dimensione e le caratteristiche tecniche di questi luoghi, mi viene da pensare che l’auditorium è concepito per eventi così importanti, per qualità e richiamo di pubblico, che questa città non ne ha mai visto di simili. Sarebbe dunque un motivo per rallegrarsi: la giunta comunale ha deciso di investire alla grande sulle politiche culturali! Ben fatto direi. Il problema è che di un simile approccio per ora si vedono soltanto 20 milioni promessi al cemento. Un copione al quale ormai siamo abituati: speculare su contenitori da lasciare vuoti. Ovviamente nell’ipotesi utopistica che l’opera venisse realizzata in tempi brevi e nel budget previsto. La dinamica reale che l’annuncio di ieri lascia presagire è invece un’altra: un’ area centralissima e cruciale della città, attualmente poco edificata e sede di attività sociali e culturali di tante associazioni, diventerebbe per anni e anni un cantiere, con un via vai di camion che farebbero diventare la circolazione su viale Mancini peggio di come è adesso, anche nella felice ipotesi che venga riaperto. Certamente a fronte di un opera così “importante” i soliti furbetti degli uffici urbanistici riuscirebbero a riempire ogni metro quadro lasciato libero inserendo palazzine dei loro clientes e privando per sempre la città dell’unico spazio aperto da destinare a verde pubblico che sia rimasto sulla sua principale arteria di comunicazione.
Insomma, fra tutte le belle cose che ci sono scritte nel Piano Strategico della Città di Cosenza rispetto all’area dei capannoni, si è scelto di realizzare per prima proprio la più costosa e la meno remunerativa per la collettività. Si è scelto quella che darebbe l’opportunità di sbattere fuori associazioni e operatori che fanno il bene della nostra città, di recintare per anni con lamiere grigie un’area di tutti per costruirci dentro una scatola vuota e palazzine per fare arricchire qualche costruttore.
Dal momento che nel contesto delle associazioni operanti nell’area dei capannoni ho sentito progetti molto più avanzati, interessanti e remunerativi in termini sociali, rispetto alla costruzione di opere che poi non si ha la capacità di bilancio per fare funzionare, proporrei alle amministrazioni interessate, Comune in primis, di mettere i 20 milioni sul tavolo e di riunire intorno a quel tavolo chi tra mille difficoltà e sotto un tetto di amianto, lavora per la valorizzazione sociale, culturale ed economica della creatività senza che dalle istituzioni provenga supporto alcuno. Viva la Creatività e il Verde Pubblico abbasso il cemento!!
Insomma, fra tutte le belle cose che ci sono scritte nel Piano Strategico della Città di Cosenza rispetto all’area dei capannoni, si è scelto di realizzare per prima proprio la più costosa e la meno remunerativa per la collettività. Si è scelto quella che darebbe l’opportunità di sbattere fuori associazioni e operatori che fanno il bene della nostra città, di recintare per anni con lamiere grigie un’area di tutti per costruirci dentro una scatola vuota e palazzine per fare arricchire qualche costruttore.
Dal momento che nel contesto delle associazioni operanti nell’area dei capannoni ho sentito progetti molto più avanzati, interessanti e remunerativi in termini sociali, rispetto alla costruzione di opere che poi non si ha la capacità di bilancio per fare funzionare, proporrei alle amministrazioni interessate, Comune in primis, di mettere i 20 milioni sul tavolo e di riunire intorno a quel tavolo chi tra mille difficoltà e sotto un tetto di amianto, lavora per la valorizzazione sociale, culturale ed economica della creatività senza che dalle istituzioni provenga supporto alcuno. Viva la Creatività e il Verde Pubblico abbasso il cemento!!
articolo scritto da Giovanni Felicetti martedì what is instagram spy 23 marzo 2010 alle ore 16.46