Le fibre di amianto ingannano le cellule: si fanno scambiare per oggetti sferici che possono venire inglobati, entrano nelle cellule con la punta, formando poi un angolo di 90 gradi nel 90% dei casi. L’orientamento inganna la cellula che percepisce la punta arrotondata come parte di una sfera, piuttosto che di un lungo cilindro. Quando la cellula si attiva per avvolgerle con la sua membrana (endocitosi), si accorge dell’inganno e capisce di non poter ingoiare quell’oggetto cilindrico e viene “pugnalata” dalle fibre di amianto appuntite. Come ultimo atto, la cellula chiama aiuto, scatenando una risposta immunitaria che causa un‘infiammazione ripetuta che, però, non può salvarla.
Ecco perché l’amianto è così dannoso per l’uomo. Lo stesso inganno è messo in scena anche dai nanotubi in carbonio, microscopici cilindri di grafite utilizzati, ad esempio, in parti di biciclette, paraurti, sci o cavi per le strutture sospese. Il meccanismo che li rende nocivi e cancerogeni è stato svelato da un gruppo di ricercatori della Brown University, con uno studio pubblicato su Nature Nanotechnology.
Utilizzando alcune simulazioni al computer e facendo degli esperimenti con cellule prelevate dal mesotelio – sottile pellicola che riveste la parete interna del torace, dell’addome e lo spazio intorno al cuore, particolarmente vulnerabile all’effetto cancerogeno dell’amianto – il team è riuscito a spiegare quello che succede nel corpo quando si inalano fibre di amianto, nanotubi di carbonio o nanofili d’oro. Tutti nanomateriali provvisti di punte arrotondate con diametro tra i 10 e i 100 nanometri , che si adatta cioè perfettamente ai parametri gestibili dalla cellula.
“È come se tentassimo di mangiare un lecca lecca più lungo del nostro corpo” spiega uno degli autori dello studio, l’ingegnere Huajian Gao. A quel punto la cellula cerca di chiamare i soccorsi: “la cellula si trova nei guai e chiede aiuto, scatenando una risposta immunitaria che causa infiammazione – conclude Gao – ma a questo punto è troppo tardi”.
La scoperta sull’interazione tra cellule e nanomateriali rappresenta anche un importante passo avanti per la medicina del futuro, che punta ad usare queste piccolissime strutture come veicolo per il “trasporto” di farmaci all’interno di specifiche cellule dell’organismo. Capendo come i nanomateriali interagiscono con le cellule, si potrebbero ideare, insomma, dei prodotti che aiutino le cellule, piuttosto che danneggiarle.
Nel frattempo è stata aggiunta una ragione in più per chiedere l’abolizione mondiale dell’amianto (o asbesto) in ogni sua forma, dall’estrazione, all’impiego produttivo fino alla commercializzazione. Perché, sebbene l’impiego dell’amianto sia fuori legge in Italia dal 1992, in tanti altri Paesi, dal Canada, all’India, alla Cina, all’Africa, all’America Latina, intere popolazioni sono inconsapevolmente condannate, come eravamo e siamo condannati noi, a subirne le terribili conseguenze, compresa la contrazione di mesotelioma (pleurico, pericardico e peritoneale) o di carcinoma polmonare.
Fondamentale, allora, tentare di raccontare e scoprire la verità sulla “polvere killer”, sulle speculazioni, sulle verità taciute, come si sta tentando di fare nel maxi processo Eternit. Così come è importantissimo lo sforzo che va fatto per bonificare i capannoni con i pannelli fotovoltaici al posto dell’amianto.
Perché, come spiega l’Associazione esposti amianto (Aea) in relazione agli attuali livelli di conoscenza scientifica sui danni causati alla salute dalla inalazione di fibre di amianto, non esiste alcun livello minimo di soglia al di sotto del quale vi sia sicurezza: la massima concentrazione accettabile di fibre deve essere pari a zero.
di Roberta Ragni pubblicato su greenme.it