Assumersi la responsabilità di un ghetto.

La presente lettera è stata pubblicata sul Quotidiano della Calabria giovedì 29/09/2011 (leggi il pdf)

Il 29 settembre il Consiglio Comunale dovrà discutere – ed evidentemente approvare – le linee programmatiche del Sindaco di Cosenza, attese da tempo.

Ebbene, noi vorremmo che almeno due soli punti venissero a conoscenza del popolo cosentino.

Il primo è la rimodulazione dei fondi europei – precedentemente destinati dalla vecchia giunta alla costruzione di un inutile auditorium – ora destinati al <<Progetto di Riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale dell’Area ex mercato Ortofrutticolo di Vaglio Lise, per la valorizzazione della Cultura ROM>> per un ammontare di 1.600.000 euro in cui si programma la <<predisposizione di laboratori artigianali, di un palco coperto e di un mercatino rom>>; modifica, tra le altre cose, già celermente approvata dalla Regione nei primi giorni di luglio.

Un plauso per l’intervento della macchina comunale per la predisposizione dell’acqua, dei servizi igenici e della raccolta dei rifiuti, cosa addirittura ritenuta ‘impossibile’ dai precedenti amministratori. Fermo restando che il progetto dell'(eco)campo rom (la cui richiesta ammonta a 2.000.000 di euro e provenienti da fondi ministeriali) ideato per dare una sistemazione dignitosa ai nostri fratelli accampati sulla sponda sinistra del Crati, potrebbe pur andare, temporaneamente bene, appare invece alquanto singolare che un professionista apprezzato in tutto il mondo, non si accorga di un problema così grosso dal punto di vista sociologico: la ghettizzazione!

Non è pensabile che i rom stiano confinati tutto il giorno all’interno dell’ex mercato ortofrutticolo, tenendoli impegnati con la casa, il lavoro e il tempo libero. A meno che non ci sia qualche ‘carceriere’ che li costringa con un apposito ‘regolamento’ a non ‘insudiciare’ la città.

Crediamo fermamente che le attività extra abitative si possano e si debbano realizzare in altro luogo deputato ‘naturalmente’ ad interagire con la città: i capannoni delle officine delle vecchie (e ahi noi bistrattate) Ferrovie della Calabria. Anche per non dare sponda a persone che sinora, pur avendo avuto il potere, non hanno mosso un dito per migliorare le condizioni di vita di noi abitanti la città bruzia.

Il secondo, molto più breve, è: chissà se gli esperti di storia di Palazzo dei Bruzi sanno che il primo imperatore a disertare la pratica vandalica, xenofoba e stragista delle crociate preferendole la diplomazia internazionale, fu Federico II, che pare abbia maturato questa posizione, disobbedendo all’indirizzo notoriamente guerrafondaio del Vaticano, proprio dopo una “visitina” a Cosenza, dove ebbe modo di incontrare l’Arcivescovo Luca Campano, seguace dell’eretico Gioacchino da Fiore. No, perchè leggendo le linee programmatiche del Sindaco, nella sezione riservata all’identità culturale, è inquietante (oltre che improprio) leggere il passaggio: <<E quando il papa Urbano II chiamò i cristiani a difendere il Santo Sepolcro i cosentini non si fecero attendere, e in risposta all‟appello dell‟Arcivescovo Arnolfo partirono in mille (alcune fonti parlano di un numero molto maggiore), e non per stare a guardare, ma per morire nella battaglia di Nicea>>.

Cosenza 28/09/2011

Stefano Ammirato, Massimo Ciglio(¹), Francesco Cirillo, Claudio Dionesalvi, Maria Fortino, Ferdinando Gentile, Ciccio Noto, Francesco Saccomanno, Michele Santagata, Maria Spadafora, Flavio Stasi.

Per leggere la documentazione inerente andare al post…e da settembre sarà laboratorio partecipato!

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